La violenza contro le donne by Simona Feci

La violenza contro le donne by Simona Feci

autore:Simona Feci [Feci, Simona]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Viella
pubblicato: 2016-12-31T23:00:00+00:00


la perpetrazione di un atto di rapporto sessuale con una donna, che non sia la moglie del colpevole, contro la sua volontà e senza il suo consenso, quando la sua volontà sia sopraffatta con la forza o con la paura risultante dalla minaccia della forza, o mediante droghe o bevande inebrianti; o quando, per deficienza mentale, essa sia incapace di esercitare un giudizio razionale; o quando sia al di sotto di un’arbitraria “età del consenso”.27

Che non sia la moglie del colpevole: il matrimonio, cioè, implicava automaticamente e perennemente il consenso al rapporto sessuale coniugale e rendeva letteralmente non formulabile in termini giuridici il reato di violazione sessuale ai danni della moglie da parte del marito. Ecco perché Brownmiller sostiene che «il principio dell’autodeterminazione corporea deve essere stabilito senza riserve e deve diventare un principio inviolabile ad ogni livello»28 e cioè ovunque l’aggressione si verifichi, anche nel giaciglio matrimoniale.

Brownmiller nota come lo stupro compiuto da uno sconosciuto sia considerato fondato “per antonomasia”; in tal caso la reputazione di una vittima non diviene oggetto di particolare attenzione; ma quando una donna denuncia un conoscente, la sua reputazione viene scandagliata minuziosamente. E, in effetti, in uno studio di Brenda Brown del 1973,29 è emerso come il 73% degli stupri ritenuti fondati dalla polizia fosse stato commesso proprio da sconosciuti.30

«Quanto più il movimento delle donne porterà a conoscenza del grosso pubblico il delitto di stupro, le donne che sono state aggredite da uomini di loro conoscenza si sentiranno sempre più libere di denunciare il crimine, e le loro denunce cominceranno ad essere trattate con la serietà che meritano»:31 Susan Brownmiller è cosciente del fatto che per il reato di violenza sessuale ci si muove in un ambito probatorio a volte incerto, più di quanto possa avvenire per un furto o per un assassinio. Matthew Hale, un famoso giurista del Seicento, a tale proposito, asserì: «Lo stupro è un’accusa facile da farsi e difficile da dimostrarsi, e ancora più difficile è difendersi da essa per la parte accusata, che non risulta mai pienamente innocente».32 Brownmiller respinge questo tipo di argomentazione, sottolineando come 4 stupri su 5 non vengano denunciati: evidentemente, le donne considerano lo stupro un’accusa niente affatto facile a farsi.33

Abbiamo già detto come la reputazione di una donna nei casi di stupro venga messa spesso sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti: la castità diventa quindi uno degli elementi su cui accusa e difesa si danno battaglia. Così, consenso e moralità della vittima sono elementi spesse volte molto più interconnessi in un processo per violenza sessuale di quanto si possa pensare.

Certo, rispetto ai tempi in cui lo stupro significava solo il furto della verginità di una giovane ai danni del padre, un’azione tesa cioè a deteriorare una merce prima che arrivasse sul mercato matrimoniale, la legislazione ha fatto dei passi avanti, sostiene Brownmiller; ma sono ancora molti i retaggi culturali che permangono e che connettono inestricabilmente lo stupro al possesso, alla castità, alla verginità, alla morigeratezza dei costumi femminili.

È il concetto di “consenso” che



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